Se il rifiuto fu un artifizio per ottenere pił larghe concessioni, esso era, probabilmente, un errore, poichč di fronte all'acquisto della Sicilia ogni altra concessione aveva poca importanza, nč si poteva, senza correre gran rischio, giuocare, per qualche utile secondario, tutto il guadagno principale, specialmente avendo da fare con un uomo risoluto e pieno di risorse quale era Amilcare. Se poi il partito che osteggiava la pace vedeva nella completa distruzione politica di Cartagine la sola ed unica fine della lotta che convenisse alla repubblica romana, esso dava con ciņ prova del suo avvedimento politico e mostrava d'avere il pieno presentimento dell'avvenire.
Quanto alle forze di cui Roma poteva allora disporre per rinnovare la spedizione di Regolo, e se essa fosse in grado di aggiungervi quello che bastasse per abbattere non solo il coraggio, ma anche le mura della potente capitale dei Fenici, č una domanda a cui nessuno s'arrischierebbe ora di rispondere, nč in un senso nč in un altro.
Finalmente fu deciso di inviare dei commissari in Sicilia per decidere sul luogo. Essi approvarono nelle parti essenziali le trattative; solo fu aumentata la somma che Cartagine doveva pagare per le spese di guerra, portandola a 3200 talenti (20.400.000 lire) da pagarsi un terzo subito e il resto in dieci rate annuali.
Se oltre la cessione della Sicilia fu nel trattato definitivo introdotta anche la cessione delle isole poste tra la Sicilia e l'Italia, non deve credersi che con ciņ si venisse a mutare la sostanza dei patti: poichč, se Cartagine cedeva la Sicilia, era naturale che non avesse in animo di riprendere il possesso dell'isola Lipara, gią da molto tempo occupata dai Romani; che poi queste ambiguitą si siano lasciate a bello studio nel trattato č un sospetto indegno ed inverosimile.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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