Pare che questa forma di amministrazione sia stata adottata da principio anche nel territorio tolto a Cartagine, e che la Sicilia e la Sardegna per alcuni anni siano state rette da questori sotto la sorveglianza dei consoli; ma i Romani ben presto si convinsero ch'era praticamente indispensabile di stabilire speciali magistrature nelle province oltremarine.
Nel modo stesso che con l'ampliarsi del comune si era dovuto rinunziare alla concentrazione della giurisdizione romana nella persona del pretore mandando nei distretti più lontani dei vice giudici, così fu ora necessario (527=227) abbandonare anche la centralizzazione amministrativo-militare nella persona dei consoli.
Per ciascuna delle nuove regioni oltremarine, tanto per la Sicilia quanto per la Sardegna e la Corsica, fu nominato un apposito console ausiliare (pro-console), inferiore per grado e titolo al console, eguale al pretore, il quale però, come i consoli dei tempi anteriori alla istituzione della pretura, nel proprio circondario, era duce, magistrato e giudice supremo.
Soltanto l'amministrazione immediata del danaro pubblico, tolta sino dal principio anche ai consoli, non fu lasciata nemmeno a questi nuovi magistrati, cui vennero posti a fianco uno o più questori dipendenti in tutto da essi e considerati quasi come figli di famiglia dai rispettivi pretori, ma che avevano specialmente l'incarico dell'amministrazione delle finanze, di cui erano tenuti a render conto al senato al termine della loro gestione.
Questa differenza nell'amministrazione superiore è la sola disparità giuridica tra i possedimenti continentali e gli oltremarini.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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