È bene non dimenticare ciò; ma perpetuare l'ingiustizia vale lo stesso che commettere ingiustizia. Non per i sudditi, che altro non facevano che cambiar di padrone, ma per i loro nuovi signori il porre in oblio la generosa e savia massima della politica romana di non accettare dai sudditi che contingenti e giammai danaro invece di uomini: aveva una fatale importanza in confronto della quale spariva ogni mitezza nell'imporre e nel modo di levare le somme, salvo le singole eccezioni.
E di simili eccezioni se ne facevano molte. Messana non tardò ad essere ammessa nella lega degli uomini togati e, come le città greche del continente, somministrò il suo contingente alla flotta romana.
Ad una serie di altre città - come ad Egesta ed Alicia, le prime della Sicilia cartaginese che entrassero nella lega romana, a Centoripe posta in oriente nell'interno del paese e destinata a sorvegliare da presso il territorio siracusano(14), ad Alesa sulla costa settentrionale, la prima tra le libere città greche che si unisse ai Romani, e particolarmente a Panormo capitale della Sicilia cartaginese ed ora destinata ad esserlo della Sicilia romana, - se non fu dato di far parte della federazione italica, fu però concessa, per non dire d'altri favori, l'esenzione dalle imposte e dalla decima, sicchè la loro condizione finanziaria era persino migliore che non quella dei comuni italici.
I Romani applicarono dunque anche alla Sicilia l'antica loro massima politica di dividere i comuni dipendenti in diverse classi rigorosamente distinte secondo le concesse prerogative; se non che i comuni siciliani e sardi, in generale, non erano nella condizione di confederati, ma di sudditi tributari.
| |
Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
|
|
Egesta Alicia Sicilia Centoripe Alesa Romani Panormo Sicilia Sicilia Romani Sicilia
|