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      I fratelli Caio e Lucio Coruncanio furono incaricati di chiedere al re Agrone che facesse cessare quegli eccessi. Il re rispondeva che le leggi illiriche permettevano la pirateria e che il governo non aveva il diritto d'impedire ai privati di corseggiare; al che Lucio Coruncanio soggiungeva che Roma avrebbe pensato a dare agli Illirici leggi migliori.
      Per punire questa replica, certo non troppo diplomatica, per ordine del re - così pretendono i Romani - uno degli ambasciatori fu assassinato durante il viaggio di ritorno, ed il governo rifiutò la consegna degli assassini.
      Il senato non poteva ora esitare sul da farsi. Nella primavera del 525=229 comparve dinanzi ad Apollonia una flotta di 200 vascelli di linea con a bordo un esercito di sbarco, alla vista della quale le navi corsare scomparvero. L'esercito distrusse le rocche che servivano di rifugio ai corsari.
      La regina Teuta, che dopo la morte del suo consorte Agrone teneva il governo per il figlio minorenne, fu nell'ultimo suo asilo costretta ad accettare le condizioni imposte da Roma. I signori di Scodra furono ridotti tanto a settentrione quanto a mezzodì all'antico loro territorio e dovettero non solo sciogliere dal vincolo di sudditanza tutte le città greche, ma anche gli Ardiei in Dalmazia, i Partini presso Epidamno, gli Atintani nell'Epiro settentrionale; al mezzodì di Lisso (Alessio, tra Scutari e Durazzo) non doveva d'ora innanzi lasciarsi più vedere alcuna nave illirica armata, nè dovevano andare insieme più di due navi anche se non armate.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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