Egli accettò il comando e fu abbastanza generoso di non deporlo nemmeno quando gli fu assegnato Annone come collega; anzi, allorquando l'irritato esercito rimandò Annone, egli ebbe tanto impero sopra di sè da riassumerlo, dietro calda preghiera del governo, e malgrado i suoi nemici ed il collega, riuscì colla sua influenza presso gl'insorti, colla sua destrezza nel modo di trattare i capi delle tribù numidiche e coll'impareggiabile suo genio d'organizzatore e di capitano, a sedare in brevissimo tempo la sollevazione e a ridurre all'obbedienza la ribellata Africa (fine del 517=237).
Il partito patriottico, che si era tenuto in silenzio durante questa guerra, ora parlò più forte. Durante questa catastrofe era venuta alla luce tutta la depravazione e la corruzione della oligarchia dominante, la sua incapacità, la sua politica di parte e la sua simpatia per i Romani.
L'occupazione della Sardegna e il contegno minaccioso che Roma aveva assunto in quell'occasione, chiaramente dimostrarono, anche al più inetto, che la dichiarazione di guerra per parte dei Romani pendeva su Cartagine come la spada di Damocle, e che, per Cartagine, nelle sue attuali condizioni, una guerra doveva necessariamente avere per conseguenza la caduta del dominio fenicio nella Libia.
Certo in Cartagine non saranno stati pochi coloro che, disperando dell'avvenire della patria, avran desiderato di emigrare nelle isole dell'Atlantico; e chi avrebbe osato biasimarli? Ma gli animi nobili sdegnavano di salvare se stessi abbandonando la nazione al naufragio, e le grandi nature hanno il privilegio d'inspirarsi appunto a ciò di cui la moltitudine dispera.
| |
Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
|
|
Annone Annone Africa Romani Sardegna Roma Romani Cartagine Damocle Cartagine Libia Cartagine Atlantico
|