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      Probabilmente nei progetti d'Amilcare non si vide altro scopo che quello di trovare in Spagna il risarcimento dei tributi e del commercio perduti con le isole, ritenendo assolutamente impossibile una guerra aggressiva da parte dei Cartaginesi, e non meno impossibile una invasione in Italia partendo dalla Spagna, per quanto ciò apparisse da positive informazioni e dallo stato stesso delle cose.
      Che alcuni cartaginesi del partito della pace vedessero più in là non si può dubitare; ma con tutto il loro modo di pensare essi non potevano essere disposti a dare degli schiarimenti ai loro amici romani intorno alla procella che si addensava e che il governo cartaginese da lungo tempo non era in grado di scongiurare.
      Con tali comunicazioni essi avrebbero accelerata la crisi invece d'impedirla, e quando pure l'avessero fatto, queste denunzie di parte, sarebbero state accolte in Roma, e non a torto, con una certa riserva.
      Ad ogni modo, il rapido e violento estendersi della potenza cartaginese in Spagna doveva finalmente destare l'attenzione ed il timore dei Romani; di fatti essi negli ultimi anni che precedettero lo scoppio della guerra cercarono di porvi un limite.
      Verso l'anno 528=226, memori della recente loro amicizia per i Greci, i Romani strinsero alleanza colle due città greche o semigreche Zacinto o Sagunto (Murviedro, non lungi da Valenza) ed Emporia (Ampurias) sulla costa orientale della Spagna; e, dandone avviso al comandante cartaginese Asdrubale, gli imposero nel tempo stesso di non varcare nelle sue conquiste l'Ebro, ciò che fu anche promesso.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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