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      Esse consistevano in 90.000 fanti e 12.000 cavalieri, due terzi circa d'Africani, uno di Spagnuoli; i 37 elefanti saranno stati destinati piuttosto per impressionare i Galli che non per essere adoperati seriamente in guerra. La fanteria d'Annibale non era più come quella di Santippo costretta a nascondersi dietro una muraglia di elefanti, ed il comandante era abbastanza avveduto per non servirsi che con moderazione e previdenza di simile arma a due tagli, che era stata frequentemente cagione della sconfitta del proprio esercito anzichè di quello nemico.
      Alla testa di questo esercito Annibale partì nella primavera del 536=218 da Cartagena e prese la direzione dell'Ebro. Affinchè anche il semplice soldato, di cui la lunga guerra aveva sviluppato l'istinto militare, riconoscesse le chiare vedute e la mano sicura del capitano e lo seguisse con ferma fiducia nei lontani paesi ignoti, Annibale fece sapere all'esercito quel tanto che a tale effetto bastasse intorno alle disposizioni prese e particolarmente intorno alle intelligenze dei Celti, allo scopo ed ai mezzi della spedizione; e l'acceso discorso, con cui egli descrisse all'esercito la posizione della patria e le pretese dei Romani, la certa servitù dell'amata terra natale, la ignominiosa richiesta di consegnare l'amato duce col suo stato maggiore, destò l'entusiasmo militare e patriottico di tutti i cuori.
      9. Situazione di Roma. Il senato romano era in una di quelle situazioni come capitano talora anche alle aristocrazie ben consolidate, ma di vista limitata.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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