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      È vero che Annibale trovò sull'Ebro un'accanita resistenza, ma per opera dei soli indigeni, resistenza che egli superò in pochi mesi, sacrificandovi la quarta parte del suo esercito; poichè per lui doveva essere assai più prezioso il tempo che non il sangue dei suoi soldati. La linea dei Pirenei era raggiunta.
      Come si poteva prevedere che, per l'indugio, gli alleati di Roma sarebbero rimasti sacrificati una seconda volta, così avrebbe dovuto esser facile evitare l'indugio stesso. È anzi verosimile che la stessa spedizione in Italia (di cui a Roma non si deve aver avuto sentore nemmeno nella primavera del 536=218) sarebbe stata stornata, se i Romani fossero arrivati in tempo utile in Spagna.
      Annibale non aveva affatto l'intenzione di gettarsi sull'Italia come un disperato, rinunziando al suo «regno» spagnuolo. Il tempo ch'egli aveva impiegato ad espugnare Sagunto ed a soggiogare la Catalogna, il ragguardevole corpo di truppe ch'egli lasciava per l'occupazione del territorio nuovamente conquistato tra l'Ebro ed i Pirenei, provano a sufficienza che, se un esercito romano gli avesse conteso il possesso della Spagna, egli non si sarebbe accontentato di ritirarsene. Anzi - e questo è il più importante - se i Romani fossero stati capaci di ritardargli, anche solo di poche settimane, la sua partenza dalla Spagna, l'inverno avrebbe chiusi i passi delle Alpi prima che Annibale li raggiungesse, e la spedizione in Africa avrebbe potuto raggiungere la sua meta senza incontrare ostacoli di sorta.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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