La fanteria passò, ma i cavalli e gli elefanti non potevano sostenersi sul ghiaccio coperto solo da un lieve strato di neve appena caduta; sicchè il generale fu costretto ad accamparsi colle salmerie, colla cavalleria e cogli elefanti sulla difficile posizione. Il giorno seguente, lavorando tenacemente i cavalieri aprirono la via per i cavalli e per le bestie da soma; ma gli elefanti, quasi morti di fame, non poterono essere condotti al basso che dopo un ulteriore lavoro di tre giorni cambiando ad ogni momento i lavoratori.
L'esercito potè quindi riunirsi di nuovo dopo una sosta di quattro giorni, e dopo altri tre giorni di marcia per la valle Dora, che si andava sempre più allargando e mostrandosi più fertile - ed i cui abitanti, i Salassi, alleati degli Insubri, salutarono nei Cartaginesi i loro liberatori - verso la metà di settembre giunsero nel piano d'Ivrea, dove le stanche truppe furono acquartierate nei villaggi, affinchè con un buon trattamento e il riposo di una quindicina di giorni si rifacessero dagli straordinari strapazzi.
Se i Romani avessero avuto, e lo potevano avere, un esercito di 30.000 uomini riposati e pronti ad entrare in campo, per esempio presso Torino, e avessero costretto i Cartaginesi ad accettare subito una battaglia, la grande impresa d'Annibale sarebbe stata gravemente compromessa; ma la sua fortuna volle che anche questa volta i Romani non si trovassero là dove avrebbero dovuto trovarsi, e che le truppe cartaginesi potessero godere tranquillamente il riposo di cui avevano tanto bisogno(23).
| |
Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
|
|
Dora Salassi Insubri Cartaginesi Ivrea Romani Torino Cartaginesi Annibale Romani
|