Questi, cui incombeva il difficile compito di arrestare con un esercito molto inferiore di numero e molto debole specialmente nella cavalleria i progressi dell'esercito nemico e di tenere compressa l'insurrezione celtica, la quale tentava dappertutto di rialzare il capo, aveva passato il Po, probabilmente presso Piacenza, marciando a ritroso della corrente contro il nemico, mentre questo, espugnata Torino, marciava lungo il fiume onde recare aiuto agli Insubri ed ai Boi.
2. Combattimento presso il Ticino. Nella pianura tra il Ticino e la Sesia, non lungi da Vercelli, la cavalleria romana, avanzatasi colla fanteria leggera per eseguire una forte ricognizione, si scontrò colla cavalleria cartaginese venuta innanzi col medesimo scopo, l'una e l'altra condotte dai comandanti in persona. Scipione accettò l'offertogli combattimento malgrado la superiorità del nemico; ma la sua fanteria leggera, schierata avanti la fronte dei suoi cavalli, fu rotta dall'urto della cavalleria pesante del nemico, e mentre questa attaccava di fronte la massa della cavalleria romana, la cavalleria leggera dei Numidi, dopo aver fatto sgombrare dal campo le sbaragliate schiere della fanteria, attaccò la cavalleria romana ai fianchi ed alle spalle; questo decise il combattimento.
Le perdite dei Romani furono molto considerevoli; il console stesso, che come soldato riparò agli errori del capitano, riportò una grave ferita, e andò debitore della vita soltanto alla devozione del figlio diciassettenne, il quale, spintosi coraggiosamente in mezzo ai nemici, costrinse il proprio squadrone a seguirlo e strappò loro il padre di mano.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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