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      Tutta l'Etruria era perduta, ed Annibale poteva marciare sopra Roma senza trovare alcun impedimento.
      A Roma si era preparati al peggio; si ruppero i ponti sul Tevere, e fu nominato dittatore Quinto Fabio Massimo, perchè facesse preparare le mura e dirigesse la difesa, al quale effetto fu formato un corpo di riserva. Furono contemporaneamente chiamate sotto le armi due nuove legioni per rimpiazzare quelle distrutte, e fu armata la flotta che in caso di assedio poteva divenire importante.
      6. Annibale sulle coste orientali. Ma Annibale vedeva più in là di Pirro. Egli non marciò sopra Roma e nemmeno contro Gneo Servilio, il quale da valente generale avrebbe anche saputo mantenere illeso il suo esercito, e, facendo assegnamento sulle fortezze lungo la via settentrionale, forse avrebbe tenuto testa al suo avversario.
      Senonchè avvenne un'altra volta una cosa inaspettata. Lasciando la fortezza di Spoleto, dacchè non aveva potuto occuparla per sorpresa, Annibale prese la via dell'Umbria, devastò terribilmente il territorio piceno, tutto sparso di ville e cascine romane, e si fermò sulle sponde dell'Adriatico.
      Tanto gli uomini quanto i cavalli del suo esercito si risentivano ancora delle fatiche sofferte nella campagna di primavera; quivi, adunque, fece una più lunga sosta per lasciar riposare il suo esercito nell'ameno paese durante la stagione propizia e per riorganizzare alla romana la fanteria libica, utilizzando a questo scopo il ricco bottino delle armi romane.
      Da qui Annibale riprese la corrispondenza così lungamente interrotta colla sua patria, trasmettendo a Cartagine, per via di mare, le notizie delle sue vittorie.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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