Non fu il «Temporeggiatore» che salvò Roma, ma la salda compagine della sua federazione, e forse non meno l'odio nazionale degli occidentali contro l'uomo di razza fenicia.
9. Nuovo armamento di Roma. Malgrado le sofferte disgrazie l'orgoglio dei romani non si manteneva meno fermo della loro simmachia.
I donativi offerti da Gerone re di Siracusa e dalle città greche dell'Italia per la prossima campagna furono declinati con ringraziamenti.
Quelle città erano meno colpite dai disastri della guerra, giacchè esse non somministravano, come le altre federate, alcun contingente all'esercito. Soltanto si invitarono i capi delle province illiriche a non ritardare i versamenti del tributo, sollecitando in pari tempo di nuovo il re di Macedonia a consegnare Demetrio da Faro.
Benchè gli ultimi avvenimenti avessero quasi legittimato il sistema della resistenza passiva adottata da Fabio, pure la maggioranza del senato era fermamente decisa ad abbandonare un tal modo di guerreggiare, che lentamente sì, ma senza dubbio, avrebbe condotto lo stato in rovina. Poichè, se il dittatore popolano non era riuscito benchè avesse condotto la guerra in modo più energico, si diceva, e non senza ragione, che l'impresa era andata male perchè si era presa una mezza misura assegnandogli troppo scarsa truppa.
Fu deciso di rimediare a tale inconveniente e di formare un esercito quale Roma non aveva ancora veduto, composto di otto legioni, ciascuna aumentata di un quinto sulla forza normale e d'un corrispondente numero di federati, sufficiente a schiacciare il nemico, il quale non disponeva della metà di dette forze.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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