Fu inoltre deciso di spedire una legione, comandata dal pretore Lucio Postumio, nella valle del Po, per richiamare possibilmente nella loro patria i Celti che servivano nell'esercito di Annibale.
Queste risoluzioni erano assennate; rimaneva soltanto da risolvere convenientemente in merito al comando supremo.
L'ostinato procedere di Quinto Fabio, e gli intrighi demagogici che vi si riferivano, avevano resa la dittatura, e particolarmente il senato, più impopolare che mai, e nel popolo, non senza colpa dei suoi capi, si andava ripetendo la stolta opinione che il senato tirava espressamente in lungo la guerra.
Non essendo quindi possibile nominare un dittatore, il senato si provò a dirigere convenientemente l'elezione dei consoli, ciò che aumentò il sospetto e l'ostinazione.
A stento esso riuscì a fare eleggere uno dei suoi candidati, Lucio Emilio Paolo, il quale nel 535=219 aveva condotto con senno la guerra illirica; l'immensa maggioranza dei cittadini elesse a suo collega il candidato del partito popolare, Marco Terenzio Varrone, uomo inetto, conosciuto soltanto in grazia della sua fiera opposizione contro il senato e principalmente quale promotore dell'elezione di Marco Minucio alla carica di condittatore, e benviso al popolo soltanto per i suoi bassi natali e per la sua rozza impudenza.
10. Battaglia presso Canne. Mentre a Roma si facevano questi preparativi per la prossima campagna, era già cominciata la guerra nell'Apulia. Appena la stagione lo permise, Annibale abbandonò i quartieri d'inverno e, prendendo, come era suo costume, egli stesso l'iniziativa della guerra e l'offensiva, partì da Geronio dirigendosi verso sud.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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