Quelli che erano scampati all'eccidio erano stati raccolti in Canusio da due valorosi tribuni militari, Appio Claudio e Publio Scipione figlio, il quale, col fiero suo entusiasmo e con le spade minacciose dei suoi fidi, seppe far cambiare pensiero a quei giovani signori i quali, col comodo pretesto della non pił sperata salvezza della patria, avevano in animo di fuggire al di lą del mare. A questi residui si unģ con un pugno d'uomini il console Marco Varrone; a poco a poco si raggranellarono pressochč due legioni che per ordine del senato vennero riorganizzate e degradate, venendo costrette a servizio disonorato e gratuito.
L'inetto comandante fu con un plausibile pretesto richiamato a Roma; il pretore Marco Claudio Marcello, uomo sperimentato nelle guerre galliche, e che era stato destinato a partire colla flotta da Ostia alla volta della Sicilia, assunse il supremo comando. Si impiegarono le estreme risorse per organizzare un esercito atto a combattere. S'invitarono i Latini a venire in aiuto nel comune pericolo. Roma stessa precedč coll'esempio chiamando sotto le armi tutti gli uomini, sino i giovinetti, armando i prigionieri per debiti e i delinquenti, e incorporando nell'esercito persino ottomila schiavi comperati col denaro dello stato.
Mancando le armi, si tolsero dai templi quelle provenienti dagli antichi bottini, tutte le fabbriche e tutte le officine furono poste in attivitą. Il senato fu completato, non gią coll'elemento latino, come lo volevano i timidi patrioti, ma con cittadini romani che vi avevano maggior diritto.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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