Mentre i Romani conservavano non solo i loro possedimenti nella Campania, ma riconquistavano Compulteria ed altre piccole piazze, giunsero ad Annibale forti lamentele degli alleati orientali.
Un esercito romano condotto dal pretore Marco Valerio si era stabilito presso Lucera, sia per sorvegliare, di comune accordo colla flotta romana, la costa orientale e le mosse dei Macedoni, sia per mettere a contribuzione in unione all'esercito di Nola, gli insorti Sanniti, Lucani ed Irpini.
Per portare soccorso a questi popoli, Annibale si volse prima di tutto al più solerte tra i suoi avversari, Marcello; ma questi riportò sotto le mura di Nola una non insignificante vittoria contro l'esercito cartaginese, che fu obbligato ad abbandonare la Campania e portarsi ad Arpi per impedire i progressi dell'esercito nemico nell'Apulia, senza aver potuto cancellare nemmeno questa volta l'onta della sofferta sconfitta.
Ve lo seguì Tiberio Gracco col suo corpo di truppe, mentre gli altri due eserciti stanziati nella Campania si disponevano ad attaccare Capua nella prossima primavera.
4. Annibale ridotto alla difensiva. Le vittorie non avevano abbagliata la mente di Annibale. Egli comprendeva sempre più chiaramente che in quel modo non avrebbe raggiunta la mèta. Quelle marcie forzate, quelle guerre combattute quasi fantasticamente or qua, or là, cui Annibale sostanzialmente doveva i suoi successi, più non servivano; il nemico ne era fatto accorto; e, vista la necessità della contemporanea difesa del paese conquistato, erano quasi impossibili ulteriori imprese.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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