Ma, dissipata la prima impressione della vittoria di Canne, il partito della pace in Cartagine, sempre pronto a mettere a repentaglio la salvezza della patria purchè cadessero i suoi avversari politici, facendo assegnamento sull'inerzia e sul poco accorgimento dei cittadini, respinse le richieste di Annibale d'inviargli più efficaci aiuti, colla goffa e maligna risposta, ch'egli non aveva bisogno di aiuto se era veramente vincitore; e contribuì in tal modo poco meno del senato romano alla salvezza di Roma.
Educato negli accampamenti ed estraneo agli intrighi dei partiti cittadini, Annibale non trovò alcun capo-popolo su cui poter fare assegnamento, come suo padre l'aveva trovato in Asdrubale, e per salvare la patria fu quindi costretto a cercare all'estero quei mezzi ch'essa pur possedeva in grande abbondanza.
Poteva quindi, e con maggior speranza di successo, fare assegnamento sui condottieri delle milizie nazionali in Spagna, sulle trattative iniziate a Siracusa, e sull'intervento di Filippo. Tutto dipendeva dall'invio di nuove forze dalla Spagna, da Siracusa o dalla Macedonia sul teatro della guerra in Italia; e per ottenerle o impedirle si son fatte le guerre di Spagna, di Sicilia e di Grecia. Esse altro non furono che i mezzi per arrivare a quello scopo, e a torto fu attribuita a loro una maggiore importanza.
Per i Romani esse erano guerre essenzialmente difensive, il cui vero scopo era di mantenere i passi dei Pirenei, di tener vincolato in Grecia l'esercito macedone, di difendere Messina e d'impedire le relazioni fra l'Italia e la Sicilia.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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