Fu ventura che lo permettesse la buona piega della guerra d'Italia, dove appunto allora era avvenuta la resa di Capua.
Fu dunque fatta partire una legione forte di 12.000 uomini capitanata dal propretore Caio Claudio Nerone, la quale ripristinò l'equilibrio delle forze. Un'altra spedizione fatta l'anno seguente (544=210) nell'Andalusia fu coronata anche da miglior successo; Asdrubale fu circondato e si sottrasse alla capitolazione solo con riprovevole astuzia, violando apertamente la parola data.
Ma Nerone non era il capitano che convenisse per la guerra di Spagna. Egli era un valente ufficiale, ma era altresì un uomo duro, impetuoso, impopolare, non abbastanza destro per riannodare le antiche relazioni ed iniziarne di nuove, nè per trarre partito dalle ingiustizie e dall'arroganza con cui i Cartaginesi, dopo la morte degli Scipioni, trattavano tutti indistintamente gli Spagnuoli indispettendo amici e nemici.
Il senato, convenientemente apprezzando l'importanza e la specialità della guerra di Spagna, informato dagli Uticensi fatti prigionieri dalla flotta romana dei grandi preparativi che si facevano in Cartagine per mandare Asdrubale e Massinissa con un formidabile esercito oltre i Pirenei, deliberò di spedire in Spagna nuovi rinforzi ed un comandante straordinario, di rango superiore, la cui nomina si credette bene lasciare al popolo.
11. Publio Scipione. Si narra che per lungo tempo nessuno si presentasse come candidato per assumere il pericoloso e scabroso ufficio, e che finalmente si facesse innanzi un giovane ufficiale di ventisette anni, Publio Scipione, figlio del generale omonimo morto in Spagna, e che era stato tribuno militare ed edile.
| |
Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
|
|
Italia Capua Caio Claudio Nerone Andalusia Asdrubale Nerone Spagna Cartaginesi Scipioni Spagnuoli Spagna Uticensi Cartagine Asdrubale Massinissa Pirenei Spagna Scipione Publio Scipione Spagna
|