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      I tre generali cartaginesi erano accampati come segue: Asdrubale Barca alle sorgenti del Tago, Asdrubale figlio di Giscone alla sua foce, Magone alle colonne d'Ercole; il più vicino alla capitale cartaginese (Cartagena) ne distava dieci marcie.
      Nella primavera del 545=209, prima ancora che gli eserciti nemici si movessero, Scipione irruppe improvvisamente con tutto il suo esercito di circa 30.000 uomini, scortato dalla sua flotta, contro questa città.
      Partito dalla foce dell'Ebro, percorrendo la via del litorale, vi giunse in pochi giorni, e sorprese la guarnigione cartaginese, che non contava più di mille uomini, con un attacco combinato per mare e per terra.
      La città, posta su d'una lingua di terra sporgente nel porto, si vide allo stesso tempo minacciata dalla flotta romana da tre lati e dalle legioni dal quarto, e senza speranza di prossimo aiuto. Il comandante Magone si difese ciò nonpertanto con risolutezza, e, non bastando i soldati per guarnire le mura, armò i cittadini. Fu tentata una sortita, la quale venne agevolmente respinta dai Romani, che senza perdere tempo a porre un assedio regolare, diedero l'assalto dalla parte di terra.
      Con grande impeto si spingevano gli assalitori per la angusta via verso la città; le colonne stanche venivano rimpiazzate sollecitamente da truppe fresche; la debole guarnigione era sfinita dalle fatiche; nondimeno i Romani non raggiungevano alcun successo. Nè lo attendeva Scipione; l'assalto era stato ordinato per distogliere l'attenzione del presidio dalla parte del porto, dove Scipione, avvertito che durante il riflusso un tratto della spiaggia rimaneva asciutta, meditava un secondo attacco.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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