Così venne in potere dei Romani tutta la costa orientale.
L'anno seguente (547=207) Annone venne effettivamente dall'Africa alla testa d'un terzo esercito, per cui Magone ed Asdrubale ritornarono nell'Andalusia. Ma Marco Silvano sconfisse gli eserciti uniti di Magone e d'Annone e fece persino prigioniero quest'ultimo.
Asdrubale rinunziò a tenersi in campo aperto e ripartì le sue truppe tra le città andaluse, delle quali Scipione in quell'anno non potè espugnare che la sola Oringi.
I Cartaginesi sembravano vinti; ciò non pertanto essi furono in grado l'anno successivo (548=206) di entrare in campagna con un altro poderoso esercito composto di 32 elefanti, 4000 cavalieri e 70.000 fanti, per la massima parte però milizie spagnuole accozzate alla meglio.
Si venne un'altra volta a battaglia presso Becula. L'esercito romano era poco più della metà dell'esercito nemico e comprendeva esso pure una buona parte di Spagnuoli. Scipione dispose, come fece Wellington in caso simile, i suoi spagnuoli in modo - il solo per impedirne la diserzione - ch'essi non prendessero parte al combattimento, mentre per contro egli lanciava la sue truppe romane primieramente contro gli Spagnuoli. La giornata fu nonostante duramente contrastata; vinsero finalmente i Romani, e, come ben si comprende, la sconfitta d'un tale esercito valse lo stesso che la sua completa disfatta. Solo Asdrubale e Magone si salvarono a Cadice.
Allora i Romani non ebbero più alcun rivale nella penisola; le poche città, che non vollero assoggettarsi spontaneamente, vi furono costrette colla forza e in parte punite con implacabile durezza.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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