Non ostante una tale scarsità di uomini e di denaro, i Romani poterono riguadagnare, sebbene lentamente e impiegando tutte le loro forze, quanto essi con tanta rapidità avevano perduto, e poterono aumentare ogni anno i loro eserciti, mentre quelli cartaginesi andavano assottigliandosi sempre più.
Inoltre i Romani, d'anno in anno, ritornavano a prevalere contro tutti gli alleati d'Annibale in Italia, i Campani, gli Apuli, i Sanniti e i Bruzi, i quali non bastavano a difendersi da sè alla pari delle fortezze romane della bassa Italia, nè potevano essere sufficientemente tutelati dal debole esercito d'Annibale.
Finalmente il sistema di guerra introdotto da Marco Marcello eccitò il talento degli ufficiali, e dimostrò completamente la superiorità della fanteria romana.
Annibale poteva ben sperare di riportare ancora qualche vittoria ma non come quelle riportate sulle sponde del Trasimeno e sulle rive dell'Ofanto; i tempi dei generali borghesi erano passati. Non gli rimaneva altro da fare, che attendere che Filippo effettuasse lo sbarco da tanto tempo promesso, o che i fratelli gli stendessero la mano dalla Spagna, procurando nel frattempo di tenere possibilmente in buona condizione e di buon animo il suo esercito ed i suoi alleati.
A giudicare dal sistema di difesa mantenuto ora tenacemente, a stento si riconosce in lui quel capitano, che con tanto vigore e con tanta temerità aveva già, come mai nessun altro, condotta l'offensiva; ed è cosa meravigliosa così dal lato psicologico che militare vedere lo stesso uomo assolvere con eguale perfezione i due compiti impostigli, di natura così diversa.
| |
Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
|
|
Romani Romani Annibale Italia Campani Apuli Sanniti Bruzi Italia Annibale Marco Marcello Trasimeno Ofanto Filippo Spagna
|