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      Annibale raccolse quindi un ragguardevole convoglio di grano, e ordinò ai Campani di venire a prenderlo in consegna presso Benevento; ma la loro lentezza lasciò ai consoli Quinto Flacco ed Appio Claudio il tempo di accorrere, di infliggere una grave sconfitta ad Annone che scortava il convoglio e di impossessarsi del suo campo e di tutte le provvigioni.
      I due consoli strinsero poi d'assedio la città, mentre Tiberio Gracco si pose sulla via Appia per impedire che Annibale tentasse di liberarla.
      Ma questo valoroso cadde estinto per frode d'un traditore lucano, e la sua morte equivalse ad una sconfitta, poichè il suo esercito, che si componeva quasi interamente di schiavi da esso resi liberi, dopo la morte dell'amato generale si disperse.
      Annibale trovò quindi aperta la via di Capua e costrinse, coll'inaspettata sua apparizione, i due consoli a togliere l'assedio appena iniziato. Ancor prima dell'arrivo di Annibale, la loro cavalleria era stata gravemente battuta da quella dei Cartaginesi, che era di guarnigione a Capua sotto gli ordini di Annone e di Bostar e da quella non meno valorosa della Campania.
      La totale sconfitta delle truppe regolari e delle schiere di volontari condotti nella Lucania da Marco Centennio, imprudentemente promosso da sottufficiale a generale, e la quasi totale sconfitta del trascurato e arrogante pretore Gneo Fulvio Flacco nell'Apulia, chiusero la lunga serie delle disgrazie accadute in questo anno.
      Tuttavia la tenace perseveranza dei Romani fece andar fallito anche questa volta, nel momento più decisivo, il rapido successo di Annibale.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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