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      Nella borghesia il partito patriottico aveva il sopravvento; esso decise di lasciare che l'opposizione trattasse della pace, e di prepararsi nel frattempo ad un ultimo decisivo sforzo.
      Si mandò l'ordine a Magone e ad Annibale di ritornare con tutta fretta in Africa. Magone, che da tre anni (dal 549 al 551=205 al 203) si affaticava a far rivivere nell'Italia settentrionale una coalizione contro Roma, aveva appunto allora dato una battaglia sul territorio degli Insubri (intorno a Milano) all'esercito romano di gran lunga superiore in numero, nella quale la cavalleria romana era già stata respinta e la fanteria messa alle strette; la vittoria sembrava propendere in favore dei Cartaginesi, quando il temerario attacco di un corpo di truppe romane contro gli elefanti e anzitutto la grave ferita riportata dall'amato e valoroso capitano, mutò la fortuna della giornata.
      L'esercito cartaginese dovette ritirarsi sulle coste della Liguria, ove ricevette l'ordine d'imbarcarsi e s'imbarcò. Magone morì nel tragitto in conseguenza della sua ferita.
      Annibale avrebbe forse fatto ritorno in Africa prima ancora che glie ne giungesse l'ordine, se le ultime trattative con Filippo non gli avessero fatto concepire la speranza di riuscire di maggiore utilità alla sua patria in Italia che nella Libia; quando gli pervenne l'ordine in Crotone, dove in quel tempo si trovava, non tardò a piegarvisi.
      Egli fece ammazzare i suoi cavalli, e così pure i soldati italiani che non vollero seguirlo oltre il mare, e s'imbarcò sulle navi da trasporto che da lungo tempo stavano pronte nella rada di Crotone.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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