Giustamente irritato, Scipione partì dal suo campo presso Tunisi (552=202) e percorrendo l'ubertosa valle del Bagrada (Medscherda), non accordò più capitolazioni ai paesi, ma fece prendere e vendere in massa tutti gli abitanti dei villaggi e delle città.
Egli si era già inoltrato di molto nel paese e si trovava presso Naraggara (all'occidente di Sicca, ora Kef, ai confini di Tunisi e Algeri) quando s'incontrò con Annibale, il quale gli si era mosso incontro da Adrumeto.
Il capitano cartaginese tentò, in un abboccamento, di ottenere dal generale romano migliori condizioni; ma Scipione, che era già arrivato al massimo delle concessioni, non poteva, dopo la rottura dell'armistizio, assolutamente acconsentirvi, e non è credibile che Annibale, con questo tentativo, avesse altro scopo se non quello di far comprendere alla moltitudine che i patrioti non erano assolutamente nemici della pace.
L'abboccamento non condusse a nessun risultato e così si venne alla battaglia decisiva presso Zama(33) (probabilmente non lungi da Sicca).
Annibale ordinò la sua fanteria su tre linee: nella prima collocò le truppe mercenarie cartaginesi, nella seconda la milizia africana e la guardia cittadina di Cartagine nonchè il corpo dei Macedoni, nella terza i veterani che aveva seco condotti dall'Italia. Dinanzi alla linea erano gli ottanta elefanti; alle ali i cavalieri.
Anche Scipione ordinò le sue legioni su tre linee come era costume dei Romani, e in modo che gli elefanti potessero muovere attraverso la linea e accanto alla medesima senza romperla.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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