Pagina (273/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Il Romano, cui gli dei avevano concesso di vedere la fine di questa lotta gigantesca, poteva ciò non pertanto guardare con superbia al passato e con fiducia all'avvenire.
      Erano stati commessi molti errori, ma si era anche sofferto molto: il popolo, i cui figli atti alle armi non le avevano deposte da quasi dieci anni, aveva diritto all'assoluzione di molti falli.
      Quella comunanza di vita tra le diverse nazioni, in generale pacifica ed amichevole, benchè alimentata da scambievoli ostilità - che sembra essere la mèta dello sviluppo dei popoli moderni - non era conosciuta nell'antichità. Allora era mestieri essere o oppressore od oppresso; e nella gara tra i contendenti la vittoria rimase ai Romani.
      Restava a vedere se questi avrebbero saputo trarne partito stringendo sempre più la nazione latina a Roma, latinizzando a poco a poco l'Italia, governando i popoli soggiogati nelle province come sudditi e non come servi, riformando la costituzione, rianimando ed accrescendo il ceto medio che vacillava. Qualora lo si avesse saputo fare, si potevano preconizzare per l'Italia tempi felici, nei quali il benessere, fondato sulle proprie fatiche e in condizioni propizie, e la più decisa supremazia politica sul mondo civilizzato di quell'epoca avrebbero procurato ad ogni membro della grande famiglia una giusta coscienza di se stesso, ad ogni ambizione una degna meta, ad ogni talento una carriera.
      La cosa doveva essere diversa facendo diversamente.
      Ma allora che da tutte le parti facevano ritorno alle case loro guerrieri e vincitori, che le feste di ringraziamento e i divertimenti, i doni ai soldati ed ai cittadini erano all'ordine del giorno, che dalle Gallie, dall'Africa e dalla Grecia ritornavano ai loro focolari i prigionieri riscattati e finalmente il giovane vincitore coglieva il suo splendido trionfo attraversando le vie della capitale ornata a festa, per deporre la sua palma nel tempio di quel dio, da cui, come i credenti sussurravansi l'un l'altro all'orecchio, egli aveva ricevuto direttamente le ispirazioni delle sue gesta, allora, dico, le voci allarmanti tacevano momentaneamente e mute erano le tristi apprensioni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





Romano Romani Roma Italia Italia Gallie Africa Grecia