La fortuna, come in ogni altra cosa, così gli fu propizia anche lasciandogli il tempo necessario pel compimento della sua opera.
Morì di novant'anni (516-605=238-149) dopo un regno di sessanta, fino all'ultimo istante nel pieno uso di tutte le facoltà fisiche e morali, lasciando un figlio d'un anno e fama di essere stato l'uomo più forte nonchè il migliore ed il più felice re dei suoi tempi.
8. Estensione e civilizzazione della Numidia. Noi abbiamo già narrato con quale calcolata precisione i Romani nell'alta direzione degli affari africani facessero emergere la loro simpatia per Massinissa, e come questi approfittasse sollecitamente e senza riguardo di quel tacito permesso per estendere il suo territorio a spese di Cartagine.
Tutto il paese interno fino ai limiti del deserto venne in potere di quel principe indigeno e persino la valle superiore del Bagrada (Medscherda) colla ricca città di Vaga. Anche sul litorale a levante di Cartagine egli occupò l'antica città dei Sidoni, Leptis Magna, ed altre terre; così che il suo regno si estendeva dai confini della Mauritania sino a quelli della Cirenaica circondando sul continente, da ogni lato, il territorio cartaginese ininterrottamente.
Non v'è alcun dubbio, ch'egli considerasse Cartagine come la sua futura capitale; ne è prova il partito libico che vi esisteva.
Ma non soltanto colla diminuzione del territorio egli recava danno a Cartagine.
I pastori nomadi divennero un altro popolo sotto il gran re. Seguendo il suo esempio di dissodare vastissime tenute per lasciare a ciascuno dei suoi figli ragguardevoli latifondi, anche i suoi sudditi cominciarono ad esercitare l'agricoltura ed a rendere stabile la loro dimora.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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