Il territorio conquistato dai Romani in Spagna durante la guerra annibalica fu sulle prime diviso in due parti: la provincia una volta cartaginese che abbracciava gli odierni paesi dell'Andalusia, di Granata e Valenza, ed il paese bagnato dall'Ebro, l'Aragona e la Catalogna, dove aveva soggiornato l'esercito romano durante l'ultima guerra; di questi territori si formarono le due province romane dette Spagna citeriore e Spagna ulteriore.
I Romani cercavano ridurre a poco a poco sotto la loro signoria il paese interno corrispondente all'incirca alle due Castiglie e da essi compreso sotto il nome di Celtiberia, accontentandosi d'impedire che gli abitanti dei paesi occidentali, e particolarmente i Lusitani dimoranti nell'odierno Portogallo e nell'Estramadura spagnuola, facessero delle invasioni nel suolo romano, e astenendosi affatto dal mettersi in contatto con le stirpi stanziate sulla costa settentrionale della penisola: i Galliziani, gli Asturiani ed i Cantabri.
Era impossibile conservare e consolidare quanto si era ottenuto senza un presidio permanente, mentre il governatore della Spagna citeriore durava ogni anno grave fatica a tenere in freno i Celtiberi e quello della Spagna inferiore a respingere i Lusitani. Era quindi necessario tenere in Spagna un esercito permanente di quattro forti legioni, circa 40.000 uomini; oltre a ciò, molto spesso, si doveva chiamare sotto le armi la milizia del paese per rinforzare le legioni nei paesi occupati.
Ciò era di grande importanza sotto due aspetti; mentre qui per la prima volta, almeno in una più ampia proporzione, l'occupazione militare del paese divenne permanente, per cui anche il servizio militare cominciò a farsi duraturo.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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