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      11. Catone. Al suo sbarco in Emporia egli trovò difatti tutta la Spagna citeriore inondata dagli insorti; appena quel porto di mare, con alcuni castelli nell'interno, obbedivano ancora ai Romani.
      Si venne ad una battaglia campale fra gli insorti e l'esercito consolare, in cui dopo un ostinato combattimento a corpo a corpo la giornata fu finalmente decisa dalla strategia romana colla riserva.
      Tutta la Spagna citeriore fece allora atto di sottomissione, ma tanto di malanimo, che, appena si sparse la notizia della partenza del console per Roma, l'insurrezione ricominciò.
      Ma la notizia della partenza era falsa, e Catone, dopo d'avere in tutta fretta soggiogati i comuni insorti per la seconda volta, vendendone schiavi gli abitanti in massa, ordinò un disarmo generale degli Spagnuoli nella provincia citeriore, ed impose a tutte le città abitate dagli indigeni, dai Pirenei al Guadalquivir, di radere al suolo nello stesso giorno le loro mura.
      Nessuno sapeva quale estensione avesse quest'ordine e mancava il tempo per intendersi; la maggior parte dei comuni ubbidì ed anche dei restii pochi ebbero il coraggio di sostenere l'assalto quando l'esercito romano comparve poco dopo sotto le mura. Queste energiche misure furono senza dubbio di durevole effetto.
      Ciò nonpertanto, i Romani avevano quasi ogni anno bisogno di ridurre all'obbedienza nella «pacifica provincia» una qualche vallata alpina od una qualche rocca; le continue invasioni dei Lusitani nella provincia ulteriore terminavano talvolta con gravi sconfitte dei Romani.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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