Così nel 563=191 un esercito romano, dopo aver subìta una grave perdita, fu costretto ad abbandonare il campo ed a ritirarsi in tutta fretta ne' paesi più tranquilli. E fu solo dopo una vittoria riportata dal pretore Lucio Emilio Paolo (565=189)(35), e dopo una seconda ancora più ragguardevole che riportò sui Lusitani di là del Tago l'anno 569=185 il valoroso Caio Calpurnio, che in quel paese fu ricondotta per qualche tempo la quiete.
Nella Spagna citeriore il dominio nominale dei Romani fu più fermamente stabilito da Quinto Fulvio Flacco, il quale, dopo una grande vittoria riportata su di essi nel 573=181, ridusse all'obbedienza almeno i più vicini cantoni, e più particolarmente dal suo successore Tiberio Gracco (575-576=179-178), il quale, meglio che colla forza dell'armi, sottomise trecento comuni spagnuoli assecondando destramente i costumi di quella schietta e fiera nazione.
Egli seppe procacciarsi una buona clientela convincendo molti ragguardevoli Celtiberi a prendere servizio nell'esercito romano; fece cessare le scorrerie assegnando delle terre ai nomadi e raccogliendoli nelle città, come prova la città spagnuola di Graccuri che conservò il suo nome. Regolando con giusti e saggi trattati i rapporti delle singole popolazioni coi Romani, egli prevenne, in quanto era possibile, ulteriori sollevazioni.
Il suo nome rimase presso gli Spagnuoli in grande estimazione, ed il paese godette, da quel tempo in poi, di una certa tranquillità, sebbene i Celtiberi qualche volta ancora si agitassero sotto il giogo loro imposto.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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