In queste città si manteneva la libertà contro gli interessi monarchici, e mentre intorno alle mura delle medesime infuriavano le guerre, qui dimoravano in relativa tranquillità il senno cittadino e l'agiatezza, e vi fiorivano le arti e le scienze senza essere calpestate da una sfrenata soldatesca o corrotte dall'atmosfera d'una corte.
8. Filippo re di Macedonia. Così stavano le cose in oriente quando si tolse la barriera che separava la politica dell'oriente da quella dell'occidente, e quando le potenze orientali, prima di tutte quella di Filippo re di Macedonia, vennero a trovarsi coinvolte negli affari d'occidente.
Si è già narrato come ciò avvenisse e come terminasse la prima guerra macedone (540-549=214-205), e accennato a ciò che Filippo, nella seconda guerra punica, avrebbe potuto fare, e quanto poco si facesse di ciò che Annibale doveva aspettarsi, e su di che doveva calcolare. E si ebbe un'altra prova che nessun gioco d'azzardo è più funesto della monarchia assoluta ereditaria.
Filippo non era l'uomo che convenisse alla Macedonia; ciò non pertanto egli non era un uomo insignificante: era un vero re nel migliore e nel peggiore senso della parola.
Il sentimento del dominio assoluto era la caratteristica principale della sua natura; era superbo della sua porpora, ma non lo era meno di altri doni, ed aveva ragione di esserlo. Egli non solo diede prove di valore come soldato e di perspicacia come capitano, ma anche di sommo talento nella direzione delle pubbliche necessità ogni qualvolta sentisse leso il sentimento dell'onore macedone.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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