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      Unica in tutta l'Ellade, la federazione achea, la quale non poteva attendersi nè utile nè danno dai piani d'ingrandimento di Filippo, considerava questa guerra dal punto di vista imparziale e nazionale. Essa comprese ciò che non era certo difficile a comprendersi, che la nazione ellenica con quella guerra si dava da se stessa in balìa dei Romani prima ancora che questi lo desiderassero e lo esigessero, e tentò quindi un componimento tra Filippo e i Rodioti; ma era troppo tardi.
      Il patriottismo nazionale, che aveva già fatto cessare la guerra dei confederati, e che aveva contribuito essenzialmente alla prima guerra tra la Macedonia e Roma, era spento; la mediazione achea rimase senza effetto ed invano Filippo visitò le città e le isole per riaccendere l'entusiasmo della nazione - la loro apatia era la nemesi che vendicava Chio ed Abido.
      Gli Achei non potendo cambiare le cose e non volendo aiutare nessuno, rimasero neutrali.
      14. Sbarco dei Romani in Macedonia. Nell'autunno del 554=200 approdava presso Apollonia il console Publio Sulpicio Galba colle sue due legioni, con mille cavalieri numidi e persino con elefanti provenienti dal bottino cartaginese.
      A questa notizia il re ritornò sollecitamente dall'Ellesponto in Tessalia. Ma, sia per la stagione già troppo avanzata, sia per la malattia del generale romano, quell'anno non si fece altro, per terra, se non una ricognizione in forze, nella quale furono occupati dai Romani i luoghi più vicini e particolarmente la colonia macedone di Antipatrea.


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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 371

   





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