Per l'anno seguente fu organizzato un attacco combinato contro la Macedonia d'accordo coi barbari del settentrione e particolarmente con Pleurato, allora signore di Scodra, e con Batone, principe dei Dardani, che furono solleciti ad approfittare della favorevole occasione.
Più importanti furono le imprese della flotta romana, che si componeva di cento vascelli coperti e di ottanta leggeri.
Mentre la maggior parte di essa svernava presso Corcira, una squadra comandata da Gaio Claudio Centone si recò al Pireo per soccorrere gli angustiati Ateniesi. Avendo Centone trovato già abbastanza protetto il paese attico contro le scorrerie del presidio di Corinto e contro i corsari macedoni, passò oltre, e giunse improvvisamente dinanzi a Calcide in Eubea, la principale piazza d'armi di Filippo nella Grecia, dove erano i magazzini, le provvigioni da guerra e i prigionieri, e dove il comandante Sopatro s'aspettava tutt'altro che un'aggressione dei Romani.
Alle mura non difese fu data la scalata, i soldati della guarnigione furono uccisi, vennero liberati i prigionieri ed arse le provvigioni: purtroppo si mancava di truppe per occupare e conservare l'importante piazza.
Pervenuta a Filippo la notizia di questa sorpresa, pieno d'ira partì immediatamente da Demetriade nella Tessalia per Calcide, e, non avendovi trovata altra traccia del nemico che le rovine da esso lasciate, proseguì la sua marcia alla volta d'Atene con l'animo di rendere la pariglia.
Ma la sorpresa della città andò fallita, e fallito andò anche l'assalto, malgrado che il re mettesse a repentaglio la propria vita.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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