Quando Nicanore, che si trovava all'altra ala, vide il re attaccare il nemico, fece avanzare rapidamente l'altra metà della falange; ma questo movimento generò confusione, e mentre le prime file seguivano frettolosamente la vittoriosa ala destra, scendendo la collina, ed erano ridotte in maggior disordine per l'ineguaglianza del terreno, le ultime arrivavano appena sul culmine.
In queste circostanze l'ala destra dei Romani si sbarazzò facilmente dell'ala sinistra del nemico; gli elefanti che si trovavano in quest'ala bastarono da soli a distruggere le scomposte schiere macedoni. Mentre qui avveniva un terribile macello, un risoluto ufficiale romano, raccolti venti manipoli, si gettò sull'ala vittoriosa dei Macedoni, la quale, inseguendo l'ala sinistra dei Romani, si era tanto avanzata che l'ala destra della stessa le era alle calcagna.
La falange nulla poteva contro un attacco alle spalle, e questa mossa mise fine alla giornata.
Considerato il completo dissolvimento d'entrambe le falangi, non deve sembrare strano che vi si contassero 13.000 Macedoni tra morti e prigionieri, e in maggior numero i morti, perchè i soldati romani non conoscevano il segno della resa dei Macedoni, che consisteva nell'elevazione delle sarisse(39); le perdite dei vincitori furono di poco rilievo.
Filippo fuggì a Larissa, e, dopo aver bruciato tutte le sue carte per non compromettere nessuno, sgombrò la Tessalia e se ne ritornò in patria.
Contemporaneamente a questa grande sconfitta, i Macedoni soffrirono altri danni su tutti i punti da essi ancora occupati.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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