Gli uomini imparziali riconosceranno certamente che Flaminino risolse queste difficili vertenze con quella equità e giustizia che era possibile trattandosi di due partiti politici irragionevoli ed ingiusti.
Considerato l'antico e profondo rancore esistente fra gli Spartani e gli Achei, l'aggregazione di Sparta alla lega avrebbe significato una sottomissione degli Spartani agli Achei, e ciò sarebbe stato non meno contrario all'equità che alla prudenza.
Ricondurre gli emigrati, e restaurare completamente un governo cessato già da vent'anni, non avrebbe fatto altro che sostituire un governo di terrore ad un altro; la via di mezzo adottata da Flaminino era quindi la giusta, appunto perchè non soddisfaceva i due partiti estremi.
Finalmente sembrava che fosse stata radicalmente estirpata la pirateria spartana e che questo governo, appunto come era, non potesse riuscire molesto che al proprio comune.
È possibile che Flaminino, il quale conosceva Nabida e doveva sapere quanto fosse desiderabile il suo allontanamento, si astenesse da questo passo solo per arrivare alla fine dell'impresa e per non turbare con incalcolabili e continuati impacci la schietta impressione dei suoi successi; è anche possibile, che egli si studiasse di mantenere con Sparta un contrappeso alla potenza della lega achea nel Peloponneso. Senonchè la prima supposizione riguarda un punto di secondaria importanza, e quanto alla seconda è poco verosimile che i Romani scendessero a temere gli Achei.
23. Ordinamento finale della Grecia.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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