(9) Pare abbastanza credibile, che i Cartaginesi dovessero promettere di non mandar navi da guerra nelle marine della simmachia romana (ZON. 8, 17) - quindi nemmeno a Siracusa e forse nemmeno a Massalia - ma il testo del trattato non ne parla (POLIB. 3, 27).
(10) Sta di fatto, che nella cessione delle isole poste tra la Sicilia e l'Italia, di cui parlava la pace del 513, non poteva essere compresa la cessione della Sardegna; e non è credibile che i Romani cercassero di giustificare l'occupazione della Sardegna tre anni dopo conclusa la pace mettendo fuori un argomento zoppo; chè, se lo avessero fatto, non sarebbe stata che una goffaggine diplomatica aggiunta ad una imprudenza politica.
(11) A questo si riferisce in parte la sollevazione dei Siculi contro Marcello (LIV., 26, 26 e seg.) in parte la petizione universale di tutti i comuni siciliani (CIC., Verr. 2, 42, 105, 45, 114, 50, 146, 3, 88, 204), in parte la nota Analogia (Manuale di MARQUARDT 3, 1, 267). Dalla mancanza del commercium tra le singole città non deve desumersi la mancanza del concilium.
(12) Roma non esercitava nelle province così severamente il monopolio sul diritto di battere monete d'oro e d'argento come in Italia; senza dubbio perchè si dava meno importanza alle monete d'oro e d'argento coniate con altro titolo che con quello di Roma. È però certo che le zecche provinciali generalmente si limitavano o coniare monete di rame, o tutt'al più piccole monete d'argento; ed i più ragguardevoli comuni della Sicilia romana, come quello de' Mamertini, dei Centoripini, degli Alesini, dei Segestani e quello particolarmente dei Panormitani non coniavano che monete di rame.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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