Provincia nella lingua antica non significa ciò che noi chiamiamo provincia, vale a dire un territorio stabilmente determinato e soggetto ad uno stabile magistrato, bensì quella parte dello stato sottoposta dalla legge o da un decreto del senato o da un patto alla competenza di un determinato magistrato; era quindi ammissibile, e per alcun tempo fu persino di regola, che uno dei consoli assumesse il governo dell'Italia settentrionale.
(16) Pare che POLIBIO, 22, 15, 6 (tradotto erroneamente da LIV., 18, 11; confr. 42, 37) accenni ad uno stabile comandante romano in Corcira, e che LIVIO, 43, 9, accenni ad uno in Issa (Lissa). Abbiamo Inoltre l'analogia del praefectus pro legato insularum Baliarum (ORELLI, 732) e del governatore di Pandataria (I. R. N. 3528). Pare da ciò che nel governo romano sia stata regola generale di non nominare praefecti senatoriali per le isole più remote. Se non che questi governatori suppongono un magistrato superiore che li nomini, li sorvegli, e questa magistratura superiore non poteva essere a quei tempi che il console. Più tardi, dopo l'organizzazione della Macedonia e della Gallia cisalpina, l'amministrazione superiore fu data ad uno dei governatori delle medesime; difatti il territorio in questione, nucleo del posteriore Illirico romano, appartenne notoriamente in parte al circondario amministrativo di Cesare.
(17) Nell'edizione Dall'Oglio 1962, al posto di "verso" si legge "erano" [Nota per l'edizione elettronica Manuzio].
(18) Quelli indicati da Polibio come «Celti stabiliti nelle Alpi e sul Rodano», i quali per la loro inclinazione alle avventure militari erano detti Gessati (Lanzichenecchi), nei fasti capitolini sono detti Germani.
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Storia di Roma
3. Dall'unione d'Italia fino alla sottomissione di Cartagine
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 371 |
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