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      Nè miglior esito ebbero i progetti di Antioco nelle acque meridionali. La flotta apparecchiata e condotta da Annibale, dopo esser stata trattenuta dai venti costanti d'occidente, arrivò finalmente nel mar Egeo; ma alla foce dell'Eurimedonte, dinanzi ad Aspendo, nella Pamfilia, si incontrò in una squadra rodiota capitanata da Eudamo, e nella battaglia impegnatasi tra le due flotte l'eccellenza delle navi rodiote ed il valore degli ufficiali prevalsero sulla tattica di Annibale e sul maggior numero delle sue navi, e ne riportarono vittoria.
      Questa fu la prima e nello stesso tempo l'ultima battaglia navale combattuta dal grande cartaginese contro Roma.
      La vittoriosa flotta rodiota si ancorò quindi presso Patara e impedì la progettata unione delle due flotte asiatiche.
      La flotta romano-rodiota che stanziava nel mare Egeo presso Samo, indebolita per la spedizione delle navi pergamene nell'Ellesponto a sostenere l'esercito appena arrivatovi, fu a sua volta attaccata da quella di Polissenida, che contava allora nove vele di più dell'avversario.
      Il 23 dicembre del calendario non riformato od alla fine d'agosto dello stesso anno 564=190 secondo quello riformato, si venne a battaglia al capo Mionneso tra Ceo e Colofone; i Romani ruppero la linea nemica e ne aggirarono completamente l'ala sinistra cosicchè quarantadue navi furono parte prese, parte affondate.
      Una iscrizione in versi saturnii, nel tempio dedicato ai geni del mare, eretto nel campo Marzio a ricordo di questa vittoria, ricordò ai Romani, per molti secoli, come in presenza del re Antioco e di tutto il suo esercito, fosse stata battuta la flotta degli asiatici, e come i Romani «componessero il grande dissidio e assoggettassero i re».


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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