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      Ma con la giornata di Magnesia, la Siria fu cancellata dal novero dei grandi stati e, certamente, mai una grande potenza si è forse dissolta con tale rapidità, così compiutamente e con tanta ignominia come il regno dei Seleucidi sotto questo Antioco, detto il Grande.
      Egli stesso, poco dopo (567=187), fu ucciso dagli sdegnati abitanti dell'Elimaide (a settentrione del golfo Persico) mentre faceva spogliare il tempio di Belo, con i tesori del quale intendeva rifornire le esauste sue casse.
      13. Spedizione contro i Celti nell'Asia minore. Dopo la vittoria urgeva al governo romano regolare gli affari dell'Asia minore e della Grecia.
      Se la dominazione romana doveva essere posta qui, su salda base, non bastava, per assicurarla, la rinuncia di Antioco alla supremazia dell'Asia minore.
      Si sono già esposte, sopra, le condizioni politiche. Le libere città greche della costa ionica ed eolia erano gli esponenti naturali della nuova supremazia romana, che anche qui si mostrava essenzialmente come protettrice degli Elleni, suoi affini. Ma i sovrani, nell'interno dell'Asia minore e sulla costa settentrionale del Mar Nero, da molto tempo ubbidivano appena ai re d'Asia, e il trattato con Antioco non dava ai Romani alcuna potestà sui territori interni.
      Senza dubbio occorreva segnare un certo limite, entro il quale l'influenza romana avesse potuto, in seguito, dettar leggi.
      Per questo si doveva anzitutto tener conto delle relazioni degli Elleni asiatici con i Celti che vi erano già stabiliti da un secolo.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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