Questi s'erano già formalmente divise fra loro le regioni dell'Asia minore e in ciascuna di esse levavano, come proprio territorio, gli stabiliti tributi. È ben vero che la cittadinanza di Pergamo si era liberata dal giogo indegno sotto l'energica guida del proprio capo, il quale, con ciò, raggiunse la sovranità e che il rifiorire dell'arte ellenica, risorta nuovamente sulla terra, derivò da queste ultime guerre, vinte dall'antico senso nazionale cittadino, ma solo fu un contraccolpo possente, non già un successo decisivo; ancora una volta, come sempre, i Pergameni avevano dovuto conquistare con le armi la loro pace di fronte alle invasioni delle orde selvagge delle montagne orientali; e la grande maggioranza delle altre città greche rimase probabilmente nell'antica dipendenza(8).
Ora, se la signoria protettrice di Roma sugli Elleni doveva essere anche in Asia qualche cosa di più che un nome, si doveva stabilire un termine a questo tributo dei nuovi clienti; e poichè la politica romana dichiarava il possesso proprio e l'occupazione del paese che vi era compreso e ciò ancor più in Asia che non sulla penisola greco-macedone, così di fatti non rimaneva altro mezzo che portare fino al confine, dove si sarebbe dovuto limitare il territorio potenziale di Roma, anche le armi romane, e introdurre col fatto su tutta l'Asia minore, ma specialmente nei distretti dei Celti, la nuova supremazia.
Ciò fece appunto il nuovo generale supremo romano Gneo Manlio Volso, che nell'Asia minore sostituì Lucio Scipione, provocando le aspre critiche di quei senatori che, avversi alle nuove direttive della politica, non comprendevano nè lo scopo nè il motivo della guerra.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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