Un principe saggio e affezionato al suo popolo, in quelle circostanze, non si sarebbe deciso a ricominciare l'ineguale lotta contro Roma; ma Filippo, nel cui carattere, fra i nobili sentimenti predominava quello dell'onore e fra gli ignobili quello della vendetta, sordo alla voce della viltà quanto a quella della rassegnazione, era deciso, nel profondo dell'animo suo, a ritentare la sorte delle armi.
Allorchè gli furono nuovamente riferite le ingiurie pronunciate nelle assemblee della Tessalia contro la Macedonia, egli rispose col detto di Teocrito, che l'ultimo sole non era ancora tramontato.
2. Ultimi anni di Filippo. Nel preparare segretamente i suoi progetti, Filippo manifestò una tranquillità, una serietà ed una coerenza che, impiegate in tempi migliori, avrebbero forse data un'altra direzione ai destini del mondo. E particolarmente l'arrendevolezza verso i Romani, colla quale seppe guadagnare il tempo necessario ai preparativi, fu per quell'uomo aspro ed orgoglioso una dura prova, ch'egli però sostenne coraggiosamente; i suoi sudditi e gli innocenti oggetti del suo sdegno, per esempio la sventurata Maronea, ebbero a scontare duramente quel suo rancore contenuto.
Pareva che la guerra dovesse scoppiare fin dal 569=185, ma Demetrio, ultimo figlio di Filippo, d'accordo col padre, concluse un patto fra lui e Roma, dove egli aveva vissuto alcuni anni come ostaggio e dove era stato in gran favore.
Il senato, e particolarmente Flaminino, il quale guidava sempre gli affari della Grecia, tentava di creare in Macedonia un partito per i Romani, capace di paralizzare le mene di Filippo, che, naturalmente, non erano ignorate dai Romani, e aveva scelto come capo di quel partito, e forse a futuro re di Macedonia, il più giovane principe appassionatamente affezionato a Roma.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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