Di maggiore importanza furono gli sforzi fatti per sollevare contro Roma i barbari settentrionali e gli Elleni.
Filippo aveva concepito il piano di distruggere gli antichi nemici della Macedonia, i Dardani (nell'attuale Serbia) col mezzo d'un altro sciame di barbari ancora più selvaggi, provenienti dalla riva sinistra del Danubio e di origine germanica, chiamati Bastarni; poi, d'accordo con questi e con tutti gli altri popoli messi così in movimento, rovesciarsi come una valanga sull'Italia, penetrando per la via di terra nella valle padana, per il quale scopo aveva già fatto esplorare i valichi delle Alpi: progetto veramente grandioso e degno di Annibale, e suggerito indubbiamente dal passaggio delle Alpi di questo grande capitano.
È assai probabile che questo piano abbia spinto i Romani alla fondazione della fortezza di Aquileia, avvenuta appunto negli ultimi anni di Filippo (573=181), e che non armonizza col sistema seguito comunemente dai Romani nell'edificare le loro fortezze in Italia.
Ma il piano andò fallito di fronte alla disperata resistenza dei Dardani e delle popolazioni dei paesi vicini; i Bastarni furono costretti a ritirarsi, e nella ritirata l'intera orda affogò nel Danubio a cagione della rottura dei ghiacci.
Il re tentò allora di estendere la sua influenza almeno fra i capi del paese illirico, della attuale Dalmazia e della Albania settentrionale, e l'assassinio proditorio di uno di essi per nome Artetauro, reo di tenere fedelmente per i Romani, non fu compiuto certamente all'insaputa di Perseo.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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