L'Egitto è forse la sola grande potenza dell'antichità che abbia seriamente seguito un sistema d'equilibrio; nel sistema opposto andarono d'accordo Seleuco ed Antigono, Annibale e Scipione; e se ci sembra deplorevole che tutte le nazioni dell'antichità, ricche di buone qualità e molto sviluppate, abbiano dovuto perire perchè si arricchisse una sola, e che in conclusione tutte sembrano sorte per concorrere alla formazione della grandezza e, ciò che vale lo stesso, alla decadenza d'Italia. La giustizia storica deve però riconoscere, che in ciò non ha operato la superiorità militare delle legioni sulla falange, ma l'ineluttabile svolgimento delle condizioni dei popoli dell'antichità in generale, e che, per conseguenza, non fu già la cieca fortuna quella che decise, ma un destino fatale che si è compiuto.
TERZO CAPITOLOIL GOVERNO ED I GOVERNATI
1. Nuovi partiti. Il decadere del patriziato non tolse alla repubblica romana il suo carattere aristocratico.
Fu già notato che il partito plebeo ne era fin da principio invaso, e, in un certo senso, più ancora che lo stesso patriziato; poichè se nell'antica borghesia prevaleva un'assoluta parità di diritti, la nuova costituzione partì sin da principio dalla distinzione tra le famiglie senatorie privilegiate tanto nei diritti quanto negli utili e la massa degli altri cittadini.
Con la caduta della nobiltà e con la formale istituzione dell'eguaglianza civile sorse dunque, immediatamente, una nuova aristocrazia e quindi un partito ad essa opposto.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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