Da ciò si comprenderà presso a poco perchè i cavalieri, fin dall'epoca della guerra siciliana, si rifiutassero di ubbidire all'ordine del console Gaio Aurelio Cotta di lavorare insieme coi legionari alle trincee (502=252), ed il motivo per cui Catone, nella qualità di supremo duce dell'esercito in Spagna, si vide costretto a dare una seria punizione alla sua cavalleria.
Ma questa trasformazione della cavalleria cittadina in una guardia nobile a cavallo non tornò tanto a danno della repubblica quanto a vantaggio della nobiltà; che nelle diciotto centurie di cavalieri acquistò non solo un diritto distinto, ma anche un diritto d'iniziativa nelle votazioni.
Di carattere affine è la formale separazione dei posti assegnati all'ordine senatorio da quelli occupati dalla moltitudine nelle feste popolari.
Fu Scipione il grande, quello che l'introdusse durante il suo secondo consolato (560=194).
Anche la festa popolare era un'adunanza non dissimile da quella delle centurie convocate per la votazione; e la circostanza, che la prima nulla aveva da decidere, rendeva tanto più significativo l'annunzio ufficiale di questa separazione della classe dei signori da quella dei sudditi.
Questa, innovazione fu molto biasimata, persino dal governo, perchè era odiosa senza essere utile, e dava una manifesta smentita alle sollecitudini della parte più assennata dell'aristocrazia per velare il suo governo privilegiato sotto le forme dell'eguaglianza cittadina.
5. La censura sostegno della nobiltà. Questo spiega come la censura divenisse la pietra angolare della peggiore costituzione repubblicana; come questa carica, di nessuna importanza alla sua origine, e posta allo stesso livello della questura, fosse poi fregiata di segni esteriori d'onore che assolutamente non le spettavano, e fosse circondata di un'aureola aristocratica-repubblicana tutta sua propria, e inoltre considerata l'apice e il completamento di una carriera politica brillante; come il governo considerasse un attentato contro il suo palladio ogni tentativo dell'opposizione che mirasse a introdurre in questa carica i suoi aderenti e a far rendere ragione al censore dinanzi al popolo della sua gestione durante e dopo la medesima, e come contro un simile tentativo tutti i membri del governo entrassero in lizza come un sol uomo.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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