Dopo Manio Curio non consta essersi fatta alcuna elezione di consoli che non appartenessero all'aristocrazia, ed č verosimile che il caso di Manio non si sia ripetuto. Ma č anche necessario notare che il numero delle famiglie ereditarie che nel mezzo secolo che va dal principio della guerra annibalica alla fine della guerra contro Perseo appaiono per la prima volta nelle liste consolari e censorie, č molto ristretto; e la maggior parte delle stesse, come ad esempio i Flamini, i Terenzi, i Porci, gli Acili ed i Leli debbono riportarsi ad elezioni dell'opposizione, o risalgono a speciali alleanze aristocratiche, come, per esempio, fu evidentemente fatta dagli Scipioni l'elezione di Gaio Lelio (564=190).
L'esclusione della classe povera dal governo era certamente imposta dalle circostanze.
Dopo che Roma aveva cessato di essere uno stato puramente italico, e che aveva adottato la civiltą ellenica, non fu pił possibile togliere dall'aratro un cittadino povero per porlo alla testa della repubblica.
Ma non era necessario nč salutare che le elezioni fossero, quasi senza eccezione, ristrette nell'angusto circolo delle famiglie curuli, e che un «uomo nuovo» vi si potesse introdurre soltanto come una specie d'usurpatore.
Non solo nel carattere dell'istituzione senatoria si scorgeva un certo non so che di ereditario, in quanto la medesima s'appoggiava sino dalla sua origine ad una rappresentanza delle famiglie, ma anche nel carattere dell'aristocrazia in generale, pur ammettendo che la scienza e l'esperienza dell'uomo di stato possano passare da un padre virtuoso ad un figlio suo pari, e che lo spirito degli antenati illustri possa infiammare con maggior forza e maggior splendore ogni nobile scintilla che si nasconde nel petto umano(22).
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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