L'aristocrazia romana fu sotto questo aspetto, in tutti i tempi, ereditaria; e di questa ereditarietà essa faceva pompa con grande ingenuità, sia nell'antico costume, per cui il senatore conduceva seco in senato i suoi figli, ed il console, quasi presago della futura posizione dei suoi, li fregiava delle insegne del più alto onore dello stato, della striscia consolare di porpora e della capsula d'oro dell'amuleto onde si ornavano i trionfatori.
Ma se nei tempi antichi l'eredità della carica era sino ad un certo grado vincolata all'eredità del merito, e se l'aristocrazia senatoria aveva in origine governato lo stato non in virtù di questo diritto ereditario, ma in virtù del più sublime di tutti i diritti rappresentativi, cioè quello che hanno gli uomini superiori di fronte ai volgari, nella presente epoca - e con grandissima rapidità, principalmente a cominciare della fine della guerra annibalica - essa andò scadendo dall'alta posizione che aveva in origine, e cioè da quasi un insieme di tutti i più notevoli uomini della repubblica, per divenire una casta di nobili che si completava nel suo stesso seno per eredità e che si distingueva pel collegiale suo malgoverno.
8. Governo oligarchico. In quel tempo le cose erano già arrivate al punto che dal grave inconveniente dell'oligarchia derivava l'altro ancora più grave dell'usurpazione del potere da parte di alcune famiglie.
Si è già fatto cenno della deplorevole politica di famiglia del vincitore di Zama e dei suoi sforzi coronati purtroppo da splendido successo per coprire coi propri allori l'inettitudine e la dappocaggine del proprio fratello; il nepotismo, poi, dei Flamini era ancora più impudente e più scandaloso di quello degli Scipioni.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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Governo Zama Flamini Scipioni
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