La supremazia e l'egemonia di Roma sul territorio bagnato dal Mediterraneo furono, in buona parte, frutto della severità della sua disciplina militare e della sua amministrazione della giustizia.
Roma, allora era ancora, senz'alcun dubbio, sotto questi rapporti, immensamente superiore agli stati ellenici, fenici ed orientali, tutti, senza eccezione, profondamente disordinati.
Ciò non toglie però che anche a Roma avvenissero abusi gravissimi. Abbiamo già narrato come la dappocaggine dei supremi capitani - e non tanto i demagoghi eletti dall'opposizione quali furono Gaio Flaminio e Gaio Varrone, ma aristocratici di buona lega - mettesse a repentaglio la fortuna dello stato fin dalla terza guerra macedonica. Ed in qual modo fosse amministrata la giustizia lo prova il caso avvenuto nel campo del console Lucio Quinzio Flaminino presso Piacenza (562=192): per indennizzare un suo favorito di aver rinunciato, in grazia sua, ad assistere al combattimento dei gladiatori nella capitale, Lucio Quinzio Flaminino fece venire al suo cospetto un distinto personaggio dei Boi, che si era rifugiato nel campo romano, e lo trafisse di propria mano durante il banchetto. E peggio del fatto stesso, al quale molti altri simili si potrebbero aggiungere, è la circostanza che l'assassino non solo non fu tradotto in giudizio, ma che quando il censore Catone cancellò per questo delitto il suo nome dalla lista dei senatori, essendosi Flaminino presentato in teatro, i suoi colleghi lo invitarono, sebbene escluso dal senato, a rioccupare nel teatro stesso il suo seggio senatorio; va notato che egli era fratello del liberatore dei Greci ed uno dei più potenti capiparte del senato(23).
| |
Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
|
|
Roma Mediterraneo Roma Gaio Flaminio Gaio Varrone Lucio Quinzio Flaminino Piacenza Lucio Quinzio Flaminino Boi Catone Flaminino Greci
|