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      Con questa riforma, che pareggia il diritto di votazione dei cittadini aventi in generale diritto, si ricollega intimamente anche la già accennata abolizione dei comuni cittadini romani senza suffragio e la loro successiva fusione nel comune degli aventi pieno diritto.
      Era nello spirito livellatore del partito del progresso di abolire le antitesi fra i cittadini, mentre l'abisso tra questi ed i non-cittadini si faceva contemporaneamente sempre più largo e più profondo.
      25. Demagogia. Riepilogando ciò che dal partito delle riforme di quel tempo si voleva, e quello che si ottenne, si riscontrerà che il medesimo ha spiegato, senza dubbio, tutto il suo patriottismo e tutta la sua energia per arrestare, e che in un certo senso ha anche arrestato, la minacciante decadenza, e particolarmente quella della classe contadina, ed il rilassamento degli antichi severi e frugali costumi, mettendo nello stesso tempo un limite alla prepotente influenza politica della nuova nobiltà.
      Ma noi non vi troviamo uno scopo politico superiore. Il malcontento della moltitudine, l'irritazione morale dei migliori trovavano bensì, in questa opposizione, una potente espressione, ma non appare che avessero nè una chiara coscienza dell'origine del male nè un piano definito di un grande e generale miglioramento.
      Una certa spensieratezza accompagna tutti questi sforzi, per se stessi molto onorevoli, ed il contegno semplicemente difensivo di quelli che li propugnano, fa dubitare del successo.
      Non si può affermare che il male potesse radicalmente essere guarito dalla sapienza umana: ma i riformatori romani di quei tempi appaiono piuttosto buoni cittadini che abili uomini di stato, e sembra che abbiano condotto la grande lotta dell'antica borghesia contro il nuovo cosmopolitismo con una certa insufficienza e da gente di poco spirito.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343