Del resto tutti formavano una famiglia sola.
I servi, come i buoi, non si allevavano nel podere, ma si comperavano sul mercato degli schiavi in età atta al lavoro, e così erano di nuovo mandati al mercato per essere venduti insieme con altri oggetti di scarto, quando per età o per malattie erano diventati inabili al lavoro(34).
La fattoria (villa rustica) era nel tempo stesso la stalla del bestiame, il granaio e l'abitazione dell'intendente e dei servi.
Per il padrone esisteva, generalmente, nel podere una casa di campagna isolata (villa urbana).
Gli schiavi e persino l'intendente ricevevano per conto del padrone, a epoche fisse e nella misura stabilita, quanto loro abbisognasse, e ciò doveva loro bastare per vivere: così venivano loro somministrati gl'indumenti e le calzature - che si comperavano al mercato - coll'obbligo della manutenzione a proprio carico.
Ogni mese veniva loro distribuita una data quantità di frumento che ognuno era tenuto a macinare per il proprio uso, sale, companatico, olive o pesce salato, vino e olio.
La quantità si conformava secondo la natura del lavoro, per cui l'intendente, il quale aveva un lavoro meno faticoso che non i servi, riceveva razioni più scarse.
La fattoressa attendeva al forno ed alla cucina, e tutti mangiavano in comune al medesimo desco. Non c'era l'uso d'incatenare gli schiavi, ma quelli che avessero meritato una punizione od avessero tentato di fuggire, si mandavano al lavoro coi ceppi e la notte si chiudevano nel carcere degli schiavi(35).
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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