12. Estensione del commercio e monete. I rapporti commerciali dei Romani di quest'epoca procedono perfettamente di pari passo collo sviluppo della potenza politica e non sono nel loro genere meno grandiosi.
Chi desideri farsi una chiara immagine della vita del commercio coll'estero, non ha che da consultare la letteratura e particolarmente le commedie di quel tempo, nelle quali si vede figurare sulla scena il mercante fenicio che parla in lingua fenicia, ed il dialogo è pieno di parole e di frasi greche e semigreche.
Le tracce dell'estensione e dell'importanza dei rapporti commerciali dei Romani si possono seguire più distintamente nelle condizioni delle monete.
Il «danaro» romano accompagnava le legioni romane.
Abbiamo già detto che le zecche siciliane - l'ultima quella di Siracusa, nel 542=212 - o furono chiuse in seguito alla conquista romana, o ridotte a coniare moneta spicciola, e che in Sicilia ed in Sardegna il «denaro» ebbe corso legale accanto alle monete d'argento più antiche e, da solo, probabilmente, assai presto.
Con eguale, se non con maggiore rapidità si sparse la moneta romana in Spagna, dove esistevano le ricche miniere d'argento, e dove non esisteva un'antica moneta nazionale; le città spagnuole cominciarono assai presto a battere moneta persino col titolo romano. Ad eccezione della zecca di Massalia, e forse di quelle dei Greci illirici in Apollonia ed in Epidamno - poichè Cartagine non faceva coniare moneta che in limitatissima quantità - non vi era su tutta la regione mediterranea occidentale altra zecca ragguardevole all'infuori di quella romana.
| |
Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
|
|
Romani Romani Siracusa Sicilia Sardegna Spagna Massalia Greci Apollonia Epidamno Cartagine
|