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      Quando i Romani s'affermarono nella valle del Po, queste zecche dovettero adottare il titolo romano in modo che fu concesso ai Greci di battere monete d'argento; i Massalioti regolarono le loro dramme sul peso delle monete romane di tre quarti di denaro, che il governo fece poi coniare per proprio conto, col nome di «moneta Vittoria» (victoriatus), in un primo tempo per l'alta Italia.
      Questo nuovo sistema, basato sul sistema monetario romano, prevaleva non solo nel territorio di Massalia, ed in quello dell'alta Italia e nell'Illiria, ma si sparse persino nei paesi barbari posti a settentrione; le monete massaliote prendevano la via delle regioni alpine per tutta la valle del Rodano e le illiriche pervenivano sino nell'odierna Transilvania.
      La regione mediterranea occidentale non era stata ancora invasa dalla moneta romana, nè vi si estendeva ancora l'immediato dominio della repubblica; però vi si introdusse l'oro, naturale mezzo del commercio internazionale e oltremarino.
      È bensì vero che il governo romano, conservatore nei suoi principî, si atteneva strettamente alla massima di non coniare, oltre alla moneta nazionale di rame, che monete di argento, e se ne scostò soltanto in via d'eccezione facendo per qualche tempo coniare monete d'oro in seguito agli imbarazzi finanziari durante la guerra annibalica; ma il commercio aveva già preso proporzioni tali, che, in mancanza di moneta, esso poteva farsi coll'oro a peso.
      La somma effettiva che l'anno 579=157 si trovava nelle casse dello stato, consisteva appena per un sesto in argento monetato o non-monetato, mentre cinque sesti erano in verghe d'oro(42); in eguali proporzioni si saranno senza dubbio trovati i metalli nobili in tutte le casse dei più cospicui capitalisti romani.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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