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      L'oro occupava quindi, già fin da allora, il primo posto nel grande commercio e prevaleva, come da ciò si può facilmente dedurre, nel commercio generale coll'estero, e particolarmente coll'Oriente, il quale sin dai tempi di Filippo e d'Alessandro il grande aveva adottato questa valuta.
      13. Ricchezze dei Romani. Tutto il guadagno che derivava da questo immenso commercio dei capitalisti romani, affluiva presto o tardi a Roma; poichè, per quanto andassero all'estero, essi non vi si stabilivano, ma ritornavano prima o poi alla capitale, portando seco le ricchezze ammassate, sia per impiegarle in Italia, sia per continuare da Roma la loro speculazione a mezzo delle relazioni procuratesi.
      La supremazia finanziaria di Roma non era, di fronte al resto del mondo civilizzato, affatto dissimile dalla sua supremazia politica e militare.
      Roma era, sotto questo rapporto, di fronte agli altri paesi, quel che oggi è l'Inghilterra di fronte al continente. Un greco, per esempio, parlando di Scipione Africano, diceva che questi per essere «un Romano», non era stato ricco.
      Ciò che nella Roma di quel tempo s'intendeva per ricchezza si può dedurre dal fatto che Lucio Paolo, con una sostanza di 60 talenti (L. 366.000), non era considerato come un senatore ricco, e che la dote di 50 talenti (205.000 lire) assegnata da Scipione Africano a ciascuna delle sue figlie era considerata come dote conveniente ad una ragazza di condizione, mentre il più dovizioso greco di questo secolo non possedeva oltre 300 talenti (L. 1.830.000).


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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